Polizzi (M5s) chiedeva la trascrizione di quelli celebrati all’estero, il Comune si rivolgerà al Ministero
PAVIA. Approvata al termine della seduta di lunedì sera del Consiglio la mozione di Giuseppe Polizzi (M5S) per la trascrizione dei matrimoni celebrati all’estero tra coniugi dello stesso sesso. La mozione prende le mosse da una sentenza del tribunale di Grosseto che ha sancito la trascrivibilità, nel registro pubblico, dei matrimoni omosessuali contratti fuori dall’Italia; «Non si parla di introdurre il matrimonio egualitario in Italia né, men che meno, di adozioni. _ ha spiegato Polizzi presentando la mozione _ Si tratta di riconoscere la validità di norme europee, attribuendo diritti reali come il ricongiungimento familiare per coppie formate da coniugi di diverse nazionalità, senza praticare discriminazioni». Il testo andato in votazione è il frutto di una mediazione tra Polizzi e Ottini (capogruppo Pd): il testo originale, che prevedeva da subito la trascrizione dei matrimoni, non sarebbe passato a causa dell’opposizione della componente cattolica del Pd. Il testo finale è improntato alla prudenza: il sindaco si impegna a richiedere istruzioni al ministero dell’Interno sulla praticabilità della trascrizione, oltre a sollecitare con una lettera il Parlamento a legiferare in materia di unioni civili per colmare un pesante vuoto normativo. L’esito della votazione è di 20 favorevoli e 10 contrari (gli 8 consiglieri presenti del centro-destra più Francesco Brendolise e Giuseppe Palumbo del Pd), la mozione è approvata tra la commozione di Polizzi _ che loda la prudenza di Depaoli, precedentemente dettosi «Favorevole alla mozione, dobbiamo porre al centro la persona con la sua affettività e il diritto alla felicità. Personalmente condivido la proposta, come ufficiale di governo sono tenuto per prudenza a consultare il ministero»_ e la soddisfazione dei tanti attivisti della rete di arcigay presenti alla seduta. Alla discussione erano presenti anche alcuni esponenti delle “sentinelle in piedi”, movimento cattolico contrario a ogni forma di riconoscimento più o meno esplicito dei matrimoni egualitari. La votazione, avvenuta alla 1.30, ha visto però la sola presenza degli attivisti Lgbt, unici rimasti con bandiere e magliette che recitano «Alcune persone sono gay, fatevene una ragione». Se sui temi etici il Pd fatica a trovare l’unanimità, il centro- destra si schiera compatto per il no con una diversa motivazione: «Non serve un voto del Consiglio per mandare una lettera a Roma. Sul tema dei matrimoni gay noi minoranza ci spaccheremmo, e lo ammettiamo: il centro-sinistra abbia il coraggio di ammettere le proprie divisioni».
01 ottobre 2014
Fonte: La Provincia Pavese