Il Sindaco di Pavia, eletto lo scorso maggio, non ha minimi dubbi e perplessità su quanto deliberato in seduta di Consiglio Comunale lo scorso 29 settembre: Massimo Depaoli ha affermato che la mozione, proposta di delibera del gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle, guidato dall’ex candidato alla guida della città, Giuseppe Polizzi, che abbiamo già avuto modo di conoscere e intervistare a proposito di un programma, con cui si era presentato, denso di tutele e promozioni di diritti delle persone lgbt, indirizzata a riconoscere e trascrivere in pubblico registro civile i matrimoni contratti da residenti pavesi in stati esteri, dove la legislazione riconosce il diritto per le coppie omosessuali di sposarsi, è più che giusta.
«Dobbiamo riflettere ponendo al centro la persona – ha avuto modo di asserire il primo cittadino pavese – con la sua affettività». La delibera consiliare ha visto, così, i voti favorevoli di consiglieri della maggioranza, centrosinistra, PD e Lista Civica Depaoli, e del gruppo consiliare proponente il testo, Movimento 5 Stelle, guidato da Giuseppe Polizzi, che da tempo, subito appena insediatosi in consiglio comunale, ha espresso intenzione di promuovere quegli impegni definiti in campagna elettorale a favore delle persone lgbt e contro ogni forma di discriminazione verso queste ultime, prevenendo e perseguendo ogni fenomeno omofobo e transfobo, soprattuttto partendo dalle scuole. L’atto del Comune di Pavia vuole riprendere lo spirito della sentenza del Tribunale di Grosseto, che ha statuito in modo determinato e chiaro che “il Sindaco, o un suo delegato, nella qualità di Ufficiale di Stato Civile, possa trascrivere gli atti di matrimonio celebrati all’estero tra persone dello stesso sesso”, in questo caso quelle residenti a Pavia. La sentenza di un tribunale, si sa, non determina, come negli ordinamenti di common law, un precedente vincolante, essendo gli atti normativi, in questo caso amministrativi comunali, impegnati a definire un principio come legge, o disposizione, vincolante, appunto.
Il Comune di Pavia ha dimostrato di non voler perdere tempo in discussioni infinite e in dubbi amletici, spesso frutto di pregiudizi o di timori di perdite di consensi da parte di alcune forze politiche, e ha, così, senza compromessi ed equilibrismi, fatto proprio lo spirito della sentenza del Tribunale di Grosseto, attendendo, si legge nella delibera, dal Ministero degli Interni indicazioni chiare e incontrovertibili su“quale strumento debba adottare il Comune di Pavia in caso richiesta di trascrizione di matrimonio tra persone dello stesso sesso giunga presso i suoi uffici”.
Il sindaco Depaoli, soddisfatto del risultato raggiunto, con ampia maggioranza di voti favorevoli, a esprimersi contrariamente i gruppi consiliari del Nuovo Centrodestra, di Forza Italia, della Lega Nord e della Lista Civica Cattaneo, che prende il nome dal candidato sindaco sconfitto e sostenuto dal centrodestra a Pavia, ha potuto affermare con orgoglio che il suo lavoro politico e amministrativo è rivolto alla “persona” e a tutti quei provvedimenti e quelle iniziative che possano rendere quest’ultima“felice”. «Esiste una massima – ha chiosato Depaoli – “non si può vivere in una società felice di persone infelici” che voglio qui ricordare». In questo spirito la mozione, divenuta finalmente delibera, è vista come confacente a quella funzionalità e a poter permettere a diverse coppie di vedere la propria convivenza, almeno amministrativamente, riconosciuta come soggetto di diritti e rispettabile nella sua dignità e nella sua natura di nucleo familiare.
L’iniziativa espressa nella delibera, però, non si esaurisce con l’accoglimento delle trascrizioni nei registri civili dei matrimoni omosessuali celebrati e contratti all’estero: nel testo si esorta e si invita, a fronte di quanto sentenziato dalla Corte costituzionale, il parlamento e gli organi di governo nazionale a provvedere a prendere tutte le misure per l’approvazione di una normativa generale che possa “regolare diritti e doveri delle coppie di persone dello stesso sesso e delle famiglie omogenitoriali”.Il diritto fondamentale di poter vedere la propria convivenza omosessuale riconosciuta dall’0rdinamento e, quindi, dalla società, non può attendere ancora molto a essere recepito nell’ordinamento nostrano.
02 ottobre 2014
Fonte: Pianetagay