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Manifesto politico Pavia Pride 2024

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Pavia Pride
1 giugno 2024

COINVOLTǝ

Todes contro l’indifferenza

“E se credete ora
Che tutto sia come prima
Perché avete votato ancora
La sicurezza, la disciplina
Convinti di allontanare
La paura di cambiare
Verremo ancora alle vostre porte
E grideremo ancora più forte
Per quanto voi vi crediate assolti
Siete per sempre coinvolti
Per quanto voi vi crediate assolti
Siete per sempre coinvolti”

Fabrizio de Andrè

«L’indifferenza porta alla violenza, perché l’indifferenza è già violenza»

ci insegna Liliana Segre, sopravvissuta all’orrore dell’Olocausto. Indifferenza è la parola che ha voluto incidere nella pietra a caratteri cubitali al Memoriale della Shoah come monito all’umanità.
Eccidi, stragi sistematiche di minoranze e di tutte le persone considerate diverse, deportazioni di altri esseri umani, nuovi lager di tortura che hanno mutato nome ma sono frutto della stessa matrice ideologica che disumanizza sono ancora oggi realtà non troppo lontano da noi. 
Noi, movimento sociale internazionale LGBTI+ e le sue unità strutturali, siamo statǝ inseritǝ tra le organizzazioni estremiste e terroristiche in Russia dove anche solo viaggiare su un autobus con un anello dei colori della bandiera arcobaleno ci espone a rischi di persecuzione. 
Noi uomini gay in Nigeria rischiamo fino a 14 anni di carcere, o di essere lapidati e uccisi dalla giustizia del sistema tribale e familiare. 
Noi persone LGBTI+ siamo considerate in molte, troppe parti del mondo pericolo per i minori, personaggi e non persone, ideologia che cammina e non corpi liberi.

Noi persone LGBTI+ siamo ancora oggetto di questo odio feroce.

Noi siamo vittime di episodi di ordinaria e quotidiana violenza omo-lesbo-bi-transfobica all’interno delle mura di casa da parte di genitori e familiari, per strada di fronte a spettatori che non fanno nulla, che si girano dall’altra parte.

Noi siamo donne trans straniere trafficate entrate nel circuito dello sfruttamento che vi siedono accanto in aereo quando state andando in vacanza. 

Noi siamo persone trans e non binarie e non riusciamo né possiamo (più) fare coming out ed essere visibili sul posto di lavoro per paura di perderlo quel lavoro che ci dovrebbe rendere persone indipendenti e libere. 

Noi siamo donne trans straniere, povere e marginalizzate, abbandonate, ignorate e invisibilizzate dalle istituzioni, e soltanto l’associazionismo e la comunità LGBTI+ ci hanno saputo e voluto accogliere.

Noi siamo adolescenti trans e non binary e chiediamo il riconoscimento della nostra identità di genere in un sistema che non ammette deroghe, varianze, eccezioni alla norma e che fa ancora troppa fatica a riconoscere per noi strumenti di salvezza minimi come la carriera alias e il diritto di poter scegliere cosa fare sul nostro corpo.

Noi siamo persone intersex e chiediamo di essere liberate dalla violenza medica sui nostri corpi.
Siamo anche noi le persone, insieme alle donne eterocisgender, a cui viene negato e sempre più ridotto il diritto ad accedere a un’interruzione volontaria di gravidanza sicura. 
Noi vogliamo decidere sui nostri corpi. 

Noi siamo persone LGBTI+ che vivono con HIV e abbiamo paura di fare coming out tanto quanto le persone eterocisgender. Abbiamo bisogno di spazi sicuri, perché vediamo ancora violata la nostra privacy da prassi sanitarie miopi e subiamo ancora lo stigma di essere considerate untori nonostante l’evidenza di U=U.

Noi siamo donne lesbiche, bisessuali, trans e ogni giorno lottiamo per spezzare la catena della violenza di genere che ci avvolge, ci mortifica, ci rende invisibili a chi ci sta attorno. E il silenzio allora diventa un rumore insopportabile.

Noi siamo persone LGBTI+ giovani, anziane, con disabilità, neurodivergenti, razzializzate, migranti, povere, sieropositive, sex workers.
Noi siamo e vogliamo essere genitori, siamo famiglie, coppie e altre combinazioni.
Noi siamo varianza e molteplicità, siamo realtà che supera la fantasia, che rompe la norma, la regola e i diktat.  

Noi siamo persone LGBTI+ e smontiamo, oltrepassiamo e superiamo il binarismo di genere solo con la nostra esistenza, senza avere riconoscimenti, prive di una lingua che non lascia indietro nessuna persona in un mondo in cui fa paura una schwa, consapevoli che non esiste una soluzione ma una direzione. 

Noi siamo comunità che crea spazi sicuri e costruisce reti per non abbandonare nessunǝ.
Noi siamo consapevoli di essere minoranza e vogliamo che le persone intorno a noi ci vedano, perché fa paura solo chi non si conosce.

Noi siamo antifascisti in un paese in cui si cerca di limitare la libertà di stampa, di espressione del pensiero critico verso il potere perché sappiamo che le nostre vite, esistenze e resistenze divergenti saranno le prossime, anzi, già lo sono, messe in discussione, censurate, silenziate. E non possiamo restare fermi o indifferenti.
Noi siamo antifascisti perché se non si riesce a dirsi antifascisti, allora si è fascisti.

Noi siamo marea che scende in piazza e nelle strade perché sappiamo dirci e urlare che di fronte all’orrore, alla guerra e all’uso sistematico della violenza contro i nostri corpi e le nostre esistenze non ci troverete inermi.

Noi siamo
coinvoltǝ. 
Todes contro l’indifferenza.

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