La legge Cirinnà così come è uscita dal voto di palazzo Madama lascia l’amaro in bocca alla comunità omosessuale pavese. Infatti Arcigay Pavia “Coming-Aut” si unirà alla manifestazione nazionale prevista per sabato 5 marzo a Roma, in piazza del Popolo. Lo stralcio della stepchild adoption, la possibilità di adottare il figlio biologico del partner, ha svuotato di significato una norma che aveva destato più di una speranza in un Paese che, sul fronte dei diritti civili, è più o meno al Medio Evo. «Festeggeremo quando l’italia non dividerà i cittadini di serie A da quelli di serie B, quando ci sarà il matrimonio per tutti e il pieno riconoscimento delle nostre famiglie e dei diritti dei nostri figli», dice Niccolò Angelini presidente di Arcigay Pavia. La delusione è percepibile soprattutto nei commenti delle persone più giovani. Elena Petriccioli, che da sei anni attende con la compagna Barbara il pieno riconoscimento da parte dello Stato, commenta: «Eravamo molto vicini a un traguardo importante. Ma dopo 30 anni di attesa, questo non ci basta più, non ci bastano più le briciole. E la delusione non riguarda solo le coppie, ma anche l’esistenza e le esigenze dei figli delle coppie omosessuali. Siamo delusi ed umiliati da questa legge. I nostri figli erano e saranno ancora senza diritti». «È un punto di partenza rispetto al nulla – riprende Angelini – ma non è il punto di arrivo. Senza contare il passaggio umiliante per cui l’obbligo di fedeltà tra coniugi è stato escluso per le coppie gay. E per fedeltà non si intende solo quella sessuale, ma prima di tutto l’impegno che ciascuno assume nei confronti del partner quando nasce il progetto di una nuova famiglia».
Meno amare, invece, le considerazioni di Vincenzo Ceraolo, che insieme al compagno, Diego Geroldi, nel 2011 ha ottenuto per primo l’iscrizione all’ufficio anagrafe del Comune di Pavia, ben prima che venisse istituito il registro delle coppie di fatto. «Non è una legge completa – dice Ceraolo – ma diciamo che è un primo passo. Personalmente non ero interessato alla stepchild adoption, soprattutto per motivi anagrafici, ma questo è un nodo che dovrà essere preso in considerazione. Io e Diego abbiamo seguito il dibattito in Senato e devo dire che quando la legge è stata approvata, comunque abbiamo vissuto un momento di commozione. Purtroppo questa è una guerra e noi abbiamo vinto solo la prima battaglia. Non dobbiamo fermarci, ma continuare a lottare per vedere riconosciuti i nostri
diritti. Una cosa quasi banale in Paesi che non hanno una politica medievale come la nostra. Politicamente non sono certo “renziano”, ma devo dare atto al segretario del Pd di avere tenuto duro sino all’ultimo, insieme alla senatrice Cirinnà. Dei Cinque stelle non voglio nemmeno parlare».
Fonte: La Provincia Pavese