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«Matrimoni gay? I nostri partigiani sarebbero sbalorditi»

imagePAVIA. No alla dittatura del pensiero unico. Il sentiero che portò all’affermarsi dei totalitarismi nel XX secolo, non è stato cancellato dalla fine dei regimi e dal crollo delle ideologie. La tentazione di uniformarsi a un certo modo di intendere il mondo esiste ancora. «Dire pubblicamente che il matrimonio è tra un uomo e una donna, oggi richiede un po’ di coraggio». Don Daniele Baldi, parroco di Santa Maria del Carm ine, ieri mattina, nel corso della messa per celebrare il 25 aprile, ha affrontato uno dei temi più discussi di questi anni.

Lo ha fatto senza intenzione polemica, con un’analisi storica e sociologica. «Se un ragazzo, oggi – ha detto – chiedesse cosa sia il pensiero unico, significa avere il cuore e la mente chiusi, senza spazio per Dio». «La nostra generazione ha creduto che i regimi totalitari fossero stati un “impazzimento” del mondo dal quale siamo usciti. Invece, il rischio esiste ancora. Il rischio di doversi uniformare, appunto, al pensiero unico per non correre il rischio di non sentirsi moderni». Da qui, è scaturito il riferimento a episodi recenti. «Ormai, ci vuole coraggio per dire che il matrimonio è tra un uomo e una donna, o che a un bambino servono un padre e una madre. I nostri nonni, quelli che hanno fatto la Resistenza, se tornassero in vita sarebbero sbalorditi dal vedere sovvertito il dato della natura». Naturalmente, per il parroco, la soluzione può consistere solo nell’essere umili, nel pregare e nel vigilare. «Non sia mai che l’uomo si avventuri in altre guerre, non sia mai. Ma non dobbiamo sforzarci di inventare mondi migliori, dobbiamo pregare Dio». Il riferimento al tema di attualità dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, o al loro eventuale diritto all’adozione di bambini, entra così nella giornata dedicata alla celebrazione della liberazione dalla tirannia nazi-fascista. Cosa ne pensa chi contribuì a quel momento e “tenne a battesimo” l’Italia liberata? Virginio Rognoni, ex ministro dell’Interno e grande protagonista della vita politica cattolica della nazione, preferisce evitare di affrontare l’argomento: «Oggi è il giorno della liberazione – dice – e io dico “evviva i partigiani”. Non fatemi entrare in un argomento differente da quello attuale». Chi, invece, non condivide le parole di don Baldi è l’avvocato Clemente Ferrario, storico volto pavese della Resistenza: «I principi della lotta di liberazione – dice – andavano al di là di questi problemi, che poi potevano essere affrontati con un atteggiamento di tolleranza. L’antifascismo era aperto a tutte le istanze. Non condivido la posizione espressa dal parroco del Carmine». Ferrario, poi, nota che in altri ambiti è da tempo in atto un fenomeno di revisionismo. «Ho sentito dire in televisione che noi eravamo una minoranza, che la maggioranza degli italiani era fedele all’ideologia fascista. Su questo problema – conclude Ferrario – sto scrivendo un libro. Purtroppo, la tendenza sempre più marcata al revisionismo mi fa sentire in colpa. È come se io e i miei compagni non avessimo fatto abbastanza, non avessimo vigilato sui valori che affermavamo».

25 aprile 2014

FONTE: http://laprovinciapavese.gelocal.it/

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