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Pavia Pride, il manifesto: “Un abbraccio d’amore”

MANIFESTO PAVIA PRIDE 2015

“UN ABBRACCIO D’AMORE”

Il movimento LGBTI pavese, dopo dieci anni di lotte, è pronto a rinnovare la propria mobilitazione per riportare al centro del dibattito politico la rivendicazione dei diritti delle persone gay, bisessuali, lesbiche, transessuali ed intersessuali.

Scendiamo nelle strade di una città che sta lottando per essere più accogliente nei confronti di tutte le diversità. Vogliamo combattere l’imbarbarimento delle relazioni sociali, l’omologazione e l’impoverimento delle identità e dei comportamenti, la prevaricazione come modus operandi da parte di chi detiene il potere per continuare a violare o a negare i diritti. Ci ritroviamo oggi a impegnarci contro il dilagare di un pensiero iniettato di intolleranza, di sessismo e di razzismo anche nella nostra città. Vogliamo portare in piazza l’orgoglio di essere una minoranza che sta lottando per ottenere la visibilità e i diritti che le appartengono. Scendiamo per le strade di Pavia perché è nell’orgoglio che troviamo la forza di indignarci e di tenere lo sguardo fermo verso l’idea di una città e di un Paese migliore. Lo facciamo con grande abbraccio d’amore alla città che abitiamo e che vogliamo rendere terra accogliente per tutte le diversità.

Il Pride delle lesbiche, dei gay, delle persone trans, bisessuali, intersessuali è l’affermazione delle nostre differenze e di tutte le differenze. È il progetto di una società che su quelle differenze investe, nella ferma convinzione che proprio nelle differenze si trovi la ricetta per educare e creare un futuro migliore alle nuove generazioni. Il Pride pavese si inserisce in un’onda che investe tutta l’Italia da Nord a Sud e si pone in un quadro europeo di continuo avanzamento legislativo in tema di diritti LGBTI e nella pressante richiesta alle istituzioni parlamentari del nostro Paese, affinché anche l’Italia possa allinearsi allo standard di diritti riconosciuti in tutta l’Unione Europea.

A ciò si aggiunge il carattere peculiare di Pavia, una città che, per storia, tradizione e posizione geografica, è il ponte tra regioni e crocevia di cultura con il suo ateneo pluricentenario. Non una periferia bensì un centro di eccellenza universitaria e di ricerca. Vogliamo che Pavia fondi sulla cultura del rispetto delle diversità e dei diritti delle minoranze la sua identità.

Da Pavia lanceremo un messaggio inequivocabile: le battaglie per i diritti si combattono per vincerle.

Il Pride – la mobilitazione dell’orgoglio LGBTI – accanto ai movimenti delle donne, degli stranieri, delle persone disabili, dei lavoratori e delle lavoratrici, dei detenuti e delle detenute si pone in continuità con la lotta di liberazione che nel secolo scorso è riuscita a riscattarci dall’occupazione nazi-fascista, offrendo un esempio della grande energia democratica alla base dei valori fondanti del nostro Paese.

Le forze politiche, i partiti e le istituzioni non possono più ignorare le nostre chiare e forti richieste di parità, dignità, laicità e libertà. L’evidente evoluzione del tessuto sociale e civile, la crescente sensibilità dell’opinione pubblica, le pressanti richieste delle istituzioni europee e le recenti sentenze delle supreme corti italiane, indicano chiaramente la strada da seguire, in sintonia con alcuni punti dell’agenda storica del movimento LGBTI italiano ed internazionale.

Per costruire uno Stato pienamente di diritto ogni persona deve essere libera di vedere riconosciuto il proprio status e la propria autodeterminazione come individuo e nelle relazioni affettive. Per questo rivendichiamo:

il riconoscimento del matrimonio civile per le coppie formate da persone dello stesso sesso come sollecitato dalle sentenze 138/2010 della Corte Costituzionale e della 4184/2012 della Corte di Cassazione.

Per le nostre famiglie e per i nostri figli vogliamo:

l’estensione al partner o al genitore non biologico della co-responsabilità sul minore;

l’estensione della possibilità di adozione alle coppie formate da persone dello stesso sesso o a persone singole;

l’abolizione della Legge 40, definendo una nuova legge, che permetta l’accesso alla procreazione assistita per singoli e coppie, anche dello stesso sesso.

Vogliamo che la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere sia combattuta:

con l’estensione della Legge Mancino (n. 205/93);

con un sistema di interventi sui media;

con interventi formativi per i dipendenti di tutte le amministrazioni ed uffici pubblici, per gli insegnanti e gli operatori scolastici e per le forze di pubblica sicurezza;

con modelli educativi laici ed ispirati alla cultura delle differenze e con interventi tematici ad hoc nelle scuole di ogni ordine e grado.

Vogliamo che la legge 211/2000 istitutiva della Giornata della Memoria includa il ricordo dello sterminio sistematico di Gay, Lesbiche, Transessuali nei lager nazisti, insieme a tutti gli altri stermini dimenticati: Rom, Stinti, Disabili, Malati di Mente e Testimoni di Geova.

Vogliamo che le persone transessuali ed intersessuali possano trovare nelle istituzioni e nella società l’appoggio morale e materiale per vivere pienamente ed in maniera serena la propria identità di genere. In particolare vogliamo che:

le cure, l’assistenza e le terapie necessarie alla transizione di genere siano erogate dal sistema sanitario nazionale;

il cambio anagrafico del nome proprio e dell’identificativo di genere non comporti l’obbligo di interventi chirurgici per le persone in transizione sessuale ed intersessuali;

sia introdotta, in tutti i possibili campi applicativi, di natura pubblica o privata, la possibilità di scegliere identificativi di genere specifici per le persone intersessuali e transessuali;

sia prevista l’applicazione della direttiva europea 207/76 e della sentenza della Suprema corte europea del 30/04/96 sulla parità di trattamento per accesso, formazione, promozione professionale e condizioni di lavoro anche sulle persone che compiono la transizione di sesso;

la transessualità sia rimossa del D.S.M. V e dall’ICD-10, aderendo alla campagna Stop 2012 per la depatologizzazione del transessualismo e che per il trattamento vengano seguite le linee guida proposte al benessere dell’individuo;

sia abrogato l’articolo 85 del Decreto 773 del 1931 sul camuffamento e mascheramento in pubblico;

siano definiti ed attuati protocolli per l’accertamento delle condizioni di ispetto dell’identità di genere per le persone sottoposte a provvedimenti restrittivi;

siano avviate campagne di sensibilizzazione e informazione sulla transessualità, sull’intersessualità ed in particolare siano rispettate le Linee Guida Etiche per la gestione clinica di casi di Intersessualità, salvaguardando il diritto dell’autodeterminazione del singolo.

Vogliamo che i professionisti dell’informazione definiscano ed adottino un codice di autoregolamentazione per le materie LGBTI, come è stato già fatto per minore e minoranze etniche nelle Carte di Treviso e Roma.

Vogliamo che l’Italia diventi protagonista nel campo della difesa dei diritti umani nel Mondo, dando il massimo sostegno al lavoro dell’ONU per la depenalizzazione dell’omosessualità e per l’abolizione universale della pena di morte, ricordando che in taluni Paesi è prevista anche per i reati di omosessualità e transessualità

Vogliamo che anche l’Italia applichi pienamente la direttiva europea 85 del 2005 e le norme internazionali riguardo lo status di rifugiato per le persone perseguitate in patria per il loro orientamento sessuale e la loro identità di genere.

Vogliamo che Regioni e Comuni d’Italia garantiscano parità di condizioni riguardo gli interventi e i servizi attuati, per quanto di loro competenza, rimuovendo ogni discriminazione derivante dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere che comporti, quindi, l’impossibilità di accesso ad una piena cittadinanza delle persone LGBTI (con particolare riferimento alla sanità, all’assistenza economica, all’assistenza abitativa).

Vogliamo inoltre che gli Enti locali promuovano una corretta informazione e sensibilizzazione sulle malattie sessualmente trasmissibili e che siano aumentati i finanziamenti alle realtà che si occupano di cura ed assistenza alle persone sieropositive ed in AIDS.

Vogliamo che gli enti locali assicurino spazi e momenti di aggregazione, informazione e sensibilizzazione sulla cultura del mondo LGBTI incentivando, anche attraverso stanziamenti economici, le diverse espressioni culturali.

Il Pavia Pride chiede alla Regione Lombardia:

un piano di investimenti (anche in collaborazione con il Consiglio d’Europa e le Commissioni Europee) per azioni contro l’omofobia e la transfobia in accordo con l’ufficio Nazionale UNAR.

Il Pavia Pride chiede a tutte le amministrazioni locali della Provincia di Pavia:

l’adesione degli Enti locali al patto rete RE.A.DY;

il riconoscimento dei Registri delle Unioni Civili con tutte le tutele ad essi collegate in tutti i comuni della provincia pavese;

la trascrizione dei matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso residenti nei comuni della provincia di Pavia;

la piena attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, attraverso il potenziamento e l’applicazione di ogni forma di tutela possibile per quanto attiene l’accesso di lesbiche, gay, e transessuali/transgender al mercato del lavoro, la sicurezza sui luoghi di lavoro, la tutela dell’occupazione e delle garanzie contrattuali frutto di battaglie e conquiste sociali;

che venga garantito il diritto alla salute delle persone lgbti ponendo fine alle discriminazioni in campo sanitario, riattivando le campagne regionali d’informazione sulla prevenzione, garantendo i diritti delle persone sieropositive.

È con un abbraccio d’amore che sabato 6 giugno 2015 la comunità LGBTI festeggerà il primo Pavia Pride, da questo abbraccio continueremo a costruire una città che sia l’orgoglio di tutte le diversità e in cui non ci sia spazio per le discriminazioni.

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