La maggior parte della gente non lo sa. Non conosce il significato profondo di questo strano rito di passaggio, questa svolta che può segnare una vita intera, questo atto di autodeterminazione e liberazione che è il coming out.
La maggior parte della gente non sa, perché soltanto alle minoranze è imposto il privilegio di essere, collettivamente e individualmente, dei rifiutati. Rifiutati dalla maggioranza, dal senso comune spacciato per buon senso, dal maschilismo imperante che si sente minacciato dalla diversità e dal disordine, da certe narrazioni religiose che raccontano di dei onnipotenti, che prima ti creano gay lesbica bisessuale trans intersessuale, e poi denunciano la tua estraneità alla creazione, ti dicono che sei alieno al tutto, contro natura.
Ci sono generazioni di persone lgbti che hanno voluto affrontare di petto il mondo intero, perché uscire allo scoperto era – e per troppe persone, purtroppo, è ancora così – un atto eversivo, una scelta privata carica di una potente ripercussione politica: dire a tua madre, a tuo padre, a tuoi nonni, a un amico, a un passante “sono gay”, vuol dire mettere in mano a quella persona una verità, e costringerla a farci i conti; significa, nei casi più felici, logorare un radicato pregiudizio, in quelli più infelici, trasformare un pregiudizio in un giudizio crudele, che non potrà fare a meno di misurarsi con la propria crudeltà.
Essere costretti a stare nel margine è un privilegio, probabilmente è una gran fortuna, perché ti impone l’analisi e la messa in discussione dello status quo attraverso te stesso, e ti permette di andare alla conquista del centro: conquistare il centro significa portare il margine sotto le luci della ribalta, significa cambiare il mondo.
Durante l’ultimo Pavia Pride, dedicato appunto al tema del coming out, abbiamo ascoltato molte testimonianze, molte storie raccontate in prima persona, storie di orgoglio, di conquista e anche di dolore, racconti che ci hanno emozionato e commosso, che ci hanno restituito l’importanza e la gioia di svelare a noi stessi e agli altri la nostra identità. Ogni storia ha il suo corso, ciascuno di noi ha bisogno di un tempo diverso, di differenti maturazioni, ma quando arriva il coraggio di uscire allo scoperto, allora è per tutti un momento di libertà, indipendentemente da quali siano gli esiti. Quando una persona lesbica-omo-bi-trans-intersessuale fa coming out, tutte le persone lgbti sono un po’ più visibili e un po’ meno minoranza discriminata. Ogni coming out è una festa, ogni serata del martedì lgbti pavese, ogni Pride, ogni atto di rivendicazione, ogni momento di visibilità, anche il più piccolo o il più apparentemente insignificante, sono una festa per tutti.
Per chi l’ha fatto e per chi lo farà, per chi lo fa ogni giorno e continuerà a farlo, e anche per chi non lo farà mai, per tutti noi, gli auguri di Arcigay Pavia Coming-Aut! Buon coming out a tutt*!