Il rincorrersi di dichiarazioni omotransfobiche degli ultimi giorni sta producendo i suoi frutti d’odio. Le paginate dei giornali in cui esponenti di destra variamente combinati, preti, e il vescovo di Pavia in persona chiedevano di proibire la presenza dei volontari di Arcigay Pavia “Coming-Aut” in una piazza pubblica della città, evidentemente hanno dato legittimazione alle peggiori derive.
Sui social network si possono leggere insulti di ogni genere, accuse deliranti, accostamenti delle persone LGBTI a una realtà torbida, pericolosa, infetta. È bastata una polemica volgare e strumentale per far ricadere l’omosessualità in un immaginario superato da vent’anni.
Coloro che si sono spesi, chi con le urla della propaganda, chi con un registro più istituzionale, a diffondere falsità e odio contro una minoranza, abbiano coscienza delle conseguenze prodotte dalle loro dichiarazioni. Conseguenze che non solo producono degrado e violenza nel dibattito pubblico, ma che coinvolgono direttamente la vita delle persone. Come sempre, l’odio omotransfibico fa male a tutti, e soprattutto alle persone più fragili.