


Pavia Pride 2025
BATTAGLIERE
SENZA DIRITTI NON C’È PACE
Manifesto Politico
Pace è giustizia, eguaglianza, libertà.
Pace non è solo l’assenza di guerre e conflitti; la pace è un valore umano, culturale, politico: serve un impegno quotidiano e collettivo per costruire una società democratica e autodeterminata.
Non ci può essere pace se i diritti fondamentali, prima di tutti quello alla vita, sono violati in modo crudele. Non potrete mai trovarci dalla parte di chi usa il genocidio come metodo di risoluzione delle controversie. Perché, noi persone LGBTI+, siamo state e siamo ancora le prime vittime di chi non contempla le differenze e vuole imporre omologazione. E perché la pace può essere soltanto disarmata e disarmante.
Dobbiamo decostruire i rigidi canoni patriarcali – binarismo di genere, mascolinità tossica, misoginia – che soffocano la libertà di scoperta personale e impattano sul benessere collettivo.
Non avremo pace finché i diritti di ogni persona della comunità LGBTI+ non saranno riconosciuti. Le persone etero-cis oggi hanno privilegi, mentre a chi non si conforma toccano solo briciole di diritti.
E allora, noi persone LGBTI+ siamo battagliere.
Siamo battagliere noi persone LGBTI+ perché una guerra di parole violente la subiscono i nostri corpi, additati come pericoloso veicolo del gender. Vogliono cancellare le nostre esistenze dalla scuola, il luogo più democratico che c’è, dove la nostra presenza e le nostre testimonianze sono essenziali per decostruire la matrice patriarcale della nostra società e rendere ogni persona più libera e più felice.
Siamo battagliere noi persone LGBTI+ migranti perché viviamo sulla nostra pelle il doppio stigma, che ci porta a esclusione da servizi, istruzione e cure. Battagliamo perché le difficoltà ad ottenere documenti, permessi e cittadinanza alimentano le discriminazioni sul lavoro e minano la nostra libertà di movimento. Battagliamo nella lotta alla visibilità e contro gli stereotipi razzisti perché siamo usate dalla politica come capro espiatorio per problemi sociali ed economici, che alimentano discorsi d’odio e politiche restrittive e oppressive.
Siamo battagliere noi persone trans binarie e non binarie, che combattiamo ogni giorno le rigide gabbie del binarismo di genere, che ci opprimono e ci escludono. Le nostre identità e le nostre espressioni di genere rivelano una realtà sfaccettata, in grado di superare un paradigma soffocante, spacciato come dato naturale.
Siamo battagliere noi giovani persone trans, a cui il governo ha tolto il diritto di esistere, a cui ha negato la possibilità di vivere la nostra infanzia e la nostra adolescenza in maniera serena sulla base di una presunta e infondata pericolosità di un farmaco per noi salvavita.
Siamo battagliere noi giovani persone trans che andiamo a scuola, dove i nostri corpi e le nostre identità, in assenza di un regolamento sull’identità alias, sono negati – dai nostri nomi ai bagni dove facciamo pipì e agli spogliatoi – mentre il bullismo verso di noi resta impunito.
Siamo battagliere noi persone trans perché sappiamo che sul nostro posto di lavoro non esistono politiche d’inclusione per le nostre identità; perché sappiamo di essere esposte a discriminazioni, microaggressioni e outing da parte di collegh* e dator* di lavoro. Siamo battagliere perché un documento non rettificato è motivo di licenziamento e perché un lavoro non riusciamo a trovarlo.
Siamo battagliere noi persone trans che siamo anche genitori o che vogliamo diventarlo. Siamo battagliere perché ci siamo opposte a un sistema che per troppo tempo ci ha costrette a sterilizzarci pur di non farci riprodurre. Perché con le nostre esistenze problematizziamo i ruoli genitoriali rigidamente associati a padre e madre e il conseguente modello di famiglia ideologicamente perfetto.
Siamo battagliere noi persone trans sex worker, che lottiamo contro l’invisibilizzazione e l’emarginazione sociale e sanitaria verso cui siamo spinte, che rivendichiamo il diritto a una vita libera, degna, autodeterminata. Perché noi persone trans sex worker non siamo solo uno stereotipo trito e ritrito ma persone reali, in carne ed ossa.
Siamo battagliere noi donne lesbiche, bisessuali e trans perché ogni giorno combattiamo contro stereotipi di genere che cercano di limitare, di definire e di imporre, secondo ruoli tradizionali oppressivi, chi siamo e chi dovremmo essere per risultare conformi e accettate dalla società. Lottiamo contro un sistema patriarcale che usa la violenza come metodo sistemico, contro chi ci invisibilizza, ci marginalizza e ci colpisce con politiche di vittimizzazione secondaria. La nostra è resistenza contro un modello di società che vuole controllare i nostri corpi e le nostre identità. Le nostre battaglie rappresentano un atto di coraggio e di rivendicazione di libertà, uguaglianza e rispetto.
Siamo battagliere noi persone che viviamo con HIV contro stigma e sierofobia perchè dobbiamo ancora urlare al mondo che U=U, per il diritto alle terapie e contro i tagli dei governi che minacciano la ricerca, la prevenzione e l’accesso ai farmaci, abbandonando le comunità più vulnerabili. Lottiamo per garantire l’accesso gratuito davvero a todes alla PrEP e a tutti gli strumenti di prevenzione che consentono di vivere una sessualità libera, consapevole e autodeterminata. Perché il diritto alla salute non è solo un problema sanitario: è una questione di giustizia sociale.
Siamo battagliere noi famiglie della comunità LGBTI+, che combattiamo contro la narrazione che nega la nostra esistenza e che ci vuole marginalizzare, invisibilizzare, privare di dignità e combattività.
Siamo battagliere perché crediamo che la famiglia si fondi su legami intenzionali: la genitorialità nasce da cura, educazione e sostegno, non dalla biologia. Le nostre sono famiglie queer, che esercitano e promuovono un’educazione collettiva e diffusa, parte di una comunità educante, che chiede alle istituzioni ed alle leggi inclusione e tutela.
Siamo battagliere noi persone LGBTI+ giovani, adulte e anziane attraverso il dialogo intergenerazionale: la memoria comune è il motore della nostra lotta e unisce chi ancora ha paura a chi osa esistere.
Siamo battagliere noi persone LGBTI+ che combattiamo per demolire gli ostacoli che limitano la partecipazione attiva alla società, a prescindere dalle proprie abilità fisiche e cognitive, così che ogni persona sia libera di sviluppare il proprio essere e contribuire in modo unico alla crescita collettiva. Perché creiamo spazi accessibili ed inclusivi, coinvolgendo le altre minoranze vicine a noi con lo scambio di buone prassi.
Battagliere sono tutte le persone che creano, curano e nutrono la propria comunità.
Creano occasioni di scambio e crescita umana, creano reti intersezionali per cooperare verso un mondo più inclusivo.
Curano le interazioni e la partecipazione democratica delle persone all’interno della società, curano gli spazi da ogni forma di violenza, curano le ferite sociali che frenano lo sviluppo individuale e collettivo.
Nutrono la comunità delle proprie idee ed energie, intrecciandole nel grande arazzo, sempre più ricco e diverso, della società.
Un Pride battagliero non può essere un Pride neutro. Non può accontentarsi della visibilità concessa: deve disturbare la pace fittizia che esclude, che normalizza l’emarginazione. Un Pride battagliero deve lottare per un diritto che non abbia un centro, ma moltitudini.
Siamo battagliere, perché, come ci insegna Sylvia Rivera, senza diritti non c’è pace.
